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Il volume “BILOGIA – Massimilla MCMLXXV, Sottosopra, romanzi” (Nino Bozzi Editore, Livorno settembre 2021) è il decimo libro, contenente due romanzi, del narratore e critico Sergio Sozi. La Casa di Carta / Papirnata hiša vi presenta la recensione di “Massimilla MCMLXXV” ad opera dello studioso di letteratura e scrittore Enrico Messori. / Pravkar sta v eni knjigi z naslovom Bilogia pri založbi Nino Bozzi Editore izšla dva romana Sergia Sozija: Massimilla MCMLXXV in Sottosopra. Recenzira ju Enrico Messori.


Nella gustosa versione satirica del famoso dramma di Dario Niccodemi, Paolo Poli offrì, una cinquantina d’anni fa, un’esilarante interpretazione della “madre castrante”, figura femminile, calata nella “Belle Époque”, così tanto terribile, nella sua soavità, da inghiottire la personalità dei figli, svuotandoli di ogni energia vitale. Mi sono ricordato di questo monumento del Teatro di cent’anni fa leggendo il manoscritto di “Massimilla”, un racconto lungo di Sergio Sozi che mi ha regalato, nello scorcio finale dell’annus horribilis 2020, la visione di luoghi tempi personaggi, descritti nei particolari strettamente necessari per assicurare la vita della pagina e il palpito del lettore; il quale, prima di vedere, sente intuisce, l’avvicinarsi dei cruciali colpi di scena, che comunque gli risultano sempre tali, ossia svolte improvvise. La madre (“pallida e piagnucolosa”) della tredicenne Massimilla e un’altra (“arroccata e sdegnosa”), di cui non posso svelare qui l’identità, non hanno la dilagante sinuosità della genitrice niccodemiana, ma la loro drammaticità sembra escludere, comunque, ogni materna luce di coscienza. Sembra: un mistero di vita e un incanto di abbracci attendono l’intelligenza e il cuore del lettore.

Nel congegno romanzesco di struttura circolare, l’autore, sia che ci mostri un fotogramma specifico (“Scusa carissima, sta’ ferma lì col piedino alzato, l’aligero piè a mezz’aria prima del quintultimo scalino.” – “Poco sugo di luce scorre giù dal cielo, fantasma fotonico vagabondo nell’aere”), sia che ci descriva un metropolitano vagare (“Finita la salitella il terreno si fa piano od ondulato. Si prende una strada bianca. Il tramonto è agli sgoccioli, sedotto dall’invadente Nox, figlia del Buio Primigenio”), sia che ci parli di mazzette e pistole nascoste o puntate, accendendo i fuochi che costellano la sintassi, l’autore, dicevo, dipinge un ritratto di sé stesso: letterato cursore nella critica, narratore, di cui ha il passo, e affabulatore, di cui ha la parola, calda, e il pensiero, creativo.

Sergio Sozi brindans

In un giorno di ottobre del 1975, Massimilla e l’amica quindicenne Marilù, sgusciate via dal loro solito trantràn, si avventurano in una surreale periferia romana; giunte in un sito archeologico, vi troveranno l’innesco dei tremiti e delle emozioni loro e nostre. Quando saranno in fuga rocambolesca da una trappola potenzialmente mortale, più che la banda dei “regazzi” o “regazzini” dalla vita spicciola, sarà la figura del giovane archeologo Virgulto De Angelis Coratelli, nobile colto generoso ingenuo (il nome è un presagio), a completarne la credibilità artistica e ad avviarle verso la salvezza. Svolte improvvise (dianzi accennate), organico inserimento di una diversa voce narrante, casi e incidenti intrecciati in una gamma un po’ irrealista di situazioni, concatenate le une alle altre nell’integrità dello spartito, condurranno all’epilogo. Non importa se una pensione accetta due minorenni non accompagnate da un genitore (“omnia munda mundis”, del resto) o se un certo negozio giuridico ha o non ha i requisiti “ad substantiam” e se gli interessati ignorano o meno lo “status” di capacità e il criterio della “lex rei sitae”, perché, alla fine, chiunque (giurista o meno, mite e innocuo che sia o di particolare carica morale) non potrebbe non applaudire lo scrittore, per il sentimento, il “fantastico cristiano”, da questi mostrato, evocato, verso le persone fragili (più della “lenta ginestra”) e le vittime della violenza di genere; ancor oggi poco ascoltate e sorrette, spesso ignorate o nemmeno viste nella poca luce che piove su di loro. Capite invece da Sozi, per dirla con Paolo Volponi, “in modo autonomo e diverso”. «Mo che vole questo!» penserebbe tra di sé Massimilla dinanzi a chiunque altro provasse a rimanere ancora un “pochetto” nel mondo suo e di Marilù.

Enrico Messori

(Foto di copertina: Enrico Messori, http://www.EnricoMessori.it)

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